Alitalia: una zavorra per lo Stato Italiano

Alitalia

Alitalia è ormai una (costosa) costante della storia d’Italia: ci chiediamo perché nel 2020 si continui a tenere in vita la malmessa compagnia aerea “de noantri”.

All’ex compagnia di bandiera dovrebbero arrivare altri tre miliardi che vanno ad aggiungersi ai molti altri spesi per i “cosiddetti” rilanci. Il premier Conte dice che non è un carrozzone di Stato e sfoggia il suo inguaribile ottimismo.

Ci sono in ballo i posti di lavoro, certo, ma nessuna Azienda ha mai avuto tanti finanziamenti per andare avanti. Stiamo parlando di prestiti del Tesoro a fondo perduto per sostenere le perdite, senza contare la spesa in cassintegrazione e altre voci di Welfare per il personale.

Non c’ è mai stata realtà economica più sostenuta economicamente di Alitalia, su cui pesano ben due procedure di infrazione europee per aiuti di Stato.

Fino a che punto hanno pesato le logiche clientelari?

O si tratta di un asset strategico sul cui altare sacrificare montagne di danaro pubblico?

Forse, ma la grande rivoluzione low cost dei decenni passati ha portato a un rimescolamento globale, con le compagnie di volo che si sono fuse tra di loro, e Alitalia ovviamente ha mancato l’appuntamento con la storia.

Cosa succederà ad Alitalia col Covid?

L’emergenza Covid non ha certo migliorato la situazione…

È abbastanza utopistico che la compagnia possa fare profitti in una fase così difficile per l’ aviazione civile mondiale.

Uno dei principali problemi è che si è molto insistito sui salvataggi finanziari e pochissimo sui piani industriali che dovevano dare nuovo slancio alla Compagnia di bandiera: nuove rotte, nuove soluzioni, nuove formule e pacchetti per i passeggeri. Anche l’ ennesimo piano di salvataggio va in questa direzione. Si punta al taglio del personale e alla riduzione della flotta aerea.

Solita bad company per scaricare i debiti. Ma di tagliare, quando un’azienda va male, sono capaci tutti, la bravura sta nel rilanciarla, quell’azienda. Tra l’ altro il costo del personale non è la vera zavorra. Il costo del lavoro pesa per poco più di un quinto dei ricavi, sebbene sia lievitato di 53 milioni su base annua, a causa del rientro di parte dei dipendenti dalla cassa integrazione. Anche i passeggeri non sono diminuiti di molto, nonostante tutto. I maggiori costi sono quelli legati al carburante su cui poco si può fare. Come detto il problema è attirare nuova clientela.

Ne consegue che le perdite annue, spalmate sul numero dei passeggeri trasportati, fanno qualcosa come 15,40 euro. In sostanza, ogni volta che un aereo Alitalia si alza in volo, lo fa in perdita.

E sapete chi paga quei 15,40 euro a passeggero? Il martoriato contribuente italiano…

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