L’America nella tempesta

Members of the National Guard gather at the U.S. Capitol as the House of Representatives prepares to begin the voting process on a resolution demanding U.S. Vice President Pence and the cabinet remove President Trump from office, in Washington, U.S., January 12, 2021. REUTERS/Erin Scott

Gli Stati Uniti d’America sono attualmente l’egemone globale, negli ultimi mesi abbiamo assistito alle elezioni presidenziali americane più controverse degli ultimi 100 anni di storia culminato con l’assalto al Campidoglio avvenuto il 6 gennaio.


Provenienti principalmente dalle nazioni del Sud e del Midwest, i manifestanti appartengono al ceppo bianco germanico e anglofono della popolazione americana, culturalmente dominante: sono la parte della società che soffrono maggiormente l’appartenenza all’impero. Il Sud del Paese nonostante l’orgoglio di essere prima potenza mondiale (ad oggi è il principale serbatoio per le milizie americane), lamenta un’incomprensione da parte del resto della confederazione; d’altro canto, il Midwest ancora soffre l’aver sacrificato il proprio sistema industriale per consentire agli USA di diventare compratore di ultima istanza e di costituire, di fatto, una potenza imperiale.


A completare il quadro delle faglie che dividono la società USA vi è la popolazione distribuita lungo le coste del continente che, dimenticandosi di far parte di un impero si dedica all’economia e vive secondo standard migliori rispetto alle altre zone.

L’assalto al Campidoglio ha fatto emergere la drammaticità delle controversie che animano la società americana, rendendo inevitabilmente necessario un rapido intervento degli apparati americani. Attraverso i principali ministeri della nuova amministrazione Biden, gli apparati sono tornati quindi a manovrare la superpotenza e, come da sempre accade alla fine di ogni impero la prima strategia di intervento attuata è stata quella di avviare una damnatio memoriae nei confronti del Presidente uscente Donald Trump, ordinando alle aziende di social media (ad esempio, Twitter) la cancellazione dei suoi profili su alcune piattaforme digitali.


L’obiettivo principale dell’intervento degli apparati americani rimane quello di veicolare la violenza interna al di fuori della nazione. Così facendo, si fa strada l’ipotesi che i conflitti interni al Paese possano riversarsi  all’esterno dei confini americani: una ripercussione di cui la portata sarà vastissima e gli effetti visibili a partire da un periodo di tempo medio.

Bibliografia: Limes, L’impero nella tempesta

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