«Di cosa parliamo quando parliamo d’amore» di Carver

CARVER DI COSA PARLIAMO QUANDO PARLIAMO D'AMORE

Cari lettori, vorremmo parlarvi dell’amore presentando questo autore e in modo particolare la sua raccolta di testi intitolata «Di cosa parliamo quando parliamo d’amore», legandoci ad alcune riflessioni sviluppate da Diego Silva nell’introduzione al testo proposto. 

Cercheremo di essere brevi nella presentazione, quasi alla maniera delle storie presentate dallo stesso Carver, semplici ed essenziali.

Il problema dell’amore non è certo risolto dall’autore, forse perché nemmeno lui conosce una risposta all’implicita domanda contenuta nel titolo. Non fornisce al suo lettore una soluzione, ma lo immerge in situazioni sempre diverse, spesso anche banali, attraverso le quali sorge spontanea la riflessione su quanto veramente ne sappiamo dell’amore.

La scrittura di Carver è ambigua, spesso apparentemente incompleta, ma proprio questo forte minimalismo, caratteristica centrale dell’autore, ci regala una verità essenziale, ci porta a riflettere senza lasciarci mai in superficie.


Le storie ci spiazzano, ci lasciano con un senso di incompiutezza e una piacevole insoddisfazione e allo stesso modo in cui Carver ci getta bruscamente dentro la sua narrazione, se ne sottrae improvvisamente, lasciandoci soli a discutere (e litigare) su quanto appena letto.

Un secondo elemento essenziale sono certamente i personaggi che mette in scena, persone comuni, vicine a noi ma allo stesso tempo incastrate in situazioni spesso critiche dalle quali non escono, risultando in parte personaggi passivi.

Carver

Lo stesso Carver affermerà «Scrivo di persone a cui non tornano in conti».

Sono personaggi privi di dettagliate descrizioni fisiche, l’autore ci avvicina ad essi attraverso la sfera psicologica, sviluppata anche questa attraverso una psicologia di tipo comportamentistico, con gesti, relazioni ed espressioni.


Anche gli oggetti personali dei protagonisti svolgono un ruolo fondamentale, non rimangono sospesi nell’ambiente, non rappresentano una pura funzione decorativa, la loro collocazione è precisamente studiata, giocano un ruolo ben definito: «I miei lettori voglio che sappiano che quel posacenere sia lì».


In conclusione possiamo mostrare come Carver abbia fondato un movimento letterario inedito, una nuova versione del minimalismo letterario. Nessuno come lui è stato in grado di raccontare la banalità dell’esistenza dando vita all’interno delle sue pagine a quelle che sono state definite «Vite minuscole».

Condividi su

Share on facebook
Share on linkedin
Share on whatsapp
Share on telegram

2 risposte

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Rimani aggiornato sui contenuti

Iscriviti alla nostra Newsletter

Altri articoli