Adam Smith (1723-1790) ha dato un contributo eccezionale allo sviluppo della scienza economica. Egli fu il primo economista classico, e fu fondatore dell’economia politica, intesa in senso stretto, come studio e analisi del sistema economico capitalistico oppure – in termini microeconomici – come scienza sociale che indaga il comportamento umano in maniera razionale per allocare in maniera ottimale le poche risorse disponibili.
La Ricchezza delle Nazioni di Adam Smith
Adam Smith riuscì a sintetizzare come in uno schema organico gli elementi cardine del capitalismo nella sua opera più celebre “La ricchezza delle nazioni” del 1776.
![La ricchezza delle nazioni di Adam Smith](https://www.libertaintesta.it/wp-content/uploads/2021/04/la-ricchezza-delle-nazioni-di-adam-smith-1024x439.jpg)
Il primo principio che permette un aumento dello sviluppo e della produttività è la divisione del lavoro. Questa divisione porta i suoi benefici all’interno dell’intero sistema economico garantendo la supremazia dello scambio e del mercato; un’entità libera da dogane, dazi e protezionismi interni.
Sostenne compiutamente che ogni intervento dello Stato nell’economia è da considerarsi inopportuno, scandaloso e inefficiente.
Smith, a tal proposito, per contrapporsi all’intervento statale ipotizzò l’esistenza della cosiddetta “Mano invisibile”. Questo elemento permette di realizzare un ordine sociale che soddisfa l’interesse generale e la convergenza spontanea degli interessi personali verso il benessere collettivo. La Mano invisibile regola ed è regolata dall’equilibrio della domanda e dell’offerta di un bene o di una merce su differenti mercati.
La libertà dell’individuo, la sua priorità rispetto alla collettività, la necessità di un capitalismo che non sia solo esorcizzato ma valorizzato, questi per riassumere sono i principi che Smith ci ha portato fino ai giorni nostri.
(Per un’interessante excursus sul pensiero liberale consigliamo il libro “Storia del Pensiero Liberale” di Giuseppe Bedeschi)