Una domanda viene spontanea: è costituzionale l’obbligo di Green Pass?
Nella nostra Costituzione, la salute non è tutelata solo come diritto fondamentale individuale ma anche come interesse della collettività.
Ciò permette l’imposizione di un trattamento sanitario se diretto «non solo a migliorare o a preservare lo stato di salute di chi vi è assoggettato, ma anche a preservare lo stato di salute degli altri», come ha stabilito la Corte costituzionale nel 2018.
La Costituzione permette di introdurre limiti alla libertà di circolazione proprio per motivi di sanità. Intravediamo quindi lo spazio per istituire, per legge, non tanto una prescrizione, un trattamento sanitario obbligatorio, quanto qualcosa che somigli a un onere.
Come si può operare un bilanciamento tra diritto individuale e interesse collettivo in materia di obbligo di Green Pass?
Sì, in base al cosiddetto principio di ragionevolezza.
Possiamo ricordarne alcuni esempi di applicazione: i beni collettivi possono fare premio su quelli individuali; in base al principio di solidarietà, le persone più deboli debbono essere tutelate; in base a quello di responsabilità, chi si è posto in una posizione di rischio che avrebbe potuto evitare senza difficoltà, può essere, in una certa misura, meno tutelato di chi quella stessa posizione di rischio non ha potuto evitare.
Infine, situazioni emergenziali possono giustificare una maggiore compressione, per il tempo strettamente necessario, di alcuni diritti fondamentali.
Lo ribadiamo: la legge può limitare, senza comprimerla del tutto, la libertà di movimento e di riunione di chi, potendo vaccinarsi, non l’ha fatto per sua libera scelta, contro l’opinione della comunità scientifica.
Ciò, al fine di debellare il virus del Covid 19 e garantire l’esercizio pieno di tali libertà alle persone escluse dalla profilassi per motivi di salute, le quali non potrebbero, anche volendo, vaccinarsi per ottenere il Green Pass.