La storia del Coprifuoco: da Guglielmo il Conquistatore al Covid19

Coprifuoco

Uno dei primi ad introdurre il coprifuoco fu Guglielmo il Conquistatore, che con la conquista dell’Inghilterra impose lo spegnimento di tutti i fuochi dalle otto di sera per tenere la popolazione negli alloggi e reprimere così la nascita di movimenti sediziosi da parte del popolo conquistato.

Altri attribuiscono una misura analoga per prevenire i roghi all’anno 872 a re Alfredo il Grande di Wessex. Il divieto di tenere accesa qualsiasi luce fu poi abolito da Enrico I nel 1100.

Il Coprifuoco durante l’occupazione nazista di Parigi

Il primo pesantissimo coprifuoco moderno risale all’occupazione tedesca di Parigi nella seconda guerra mondiale. La città era disseminata di sirene da guerra che risuonavano ogni primo mercoledì del mese, per un minuto a mezzogiorno.

Fu introdotto successivamente il divieto di circolare dalle venti alle sei del mattino; nelle strade venivano spenti i lampioni e si schermavano le finestre con panni scuri per non dare all’aviazione alleata punti di riferimento.

Queste misure furono mantenute per 1.500 giorni.

Il Coprifuoco italiano dopo la caduta del Fascismo

In Italia, l’ultimo coprifuoco (precedente a quello per il COVID) fu istituito all’indomani della caduta di Mussolini, attraverso un proclama del maresciallo Badoglio.

Vennero chiusi locali pubblici e centri sportivi, teatri di varietà e cinematografi: dalle 21 alle 5 del mattino, se sprovvisti di lasciapassare, non si poteva circolare. Oltre a ciò furono vietate le riunioni pubbliche con più di tre persone (i famosi assembramenti).

Per la violazione si poteva subire l’arresto, e persino la pena di morte.

Il Coprifuoco è oggi anacronistico e va abolito

Considerando questi precedenti storici si può considerare il coprifuoco, come una misura totalmente anacronistica, tenendo presente inoltre che vari dati scientifici che dimostrano l’inutilità del coprifuoco, poiché sono altre le misure che contengono i contagi; che i dati sui contagi all’aperto, dovrebbero convincerci a fare quante più attività all’aperto e meno al chiuso; che un’enorme quantità di giovani si rinchiuderanno nelle case per fare feste dopo le 22, quando avrebbero potuto vedersi all’aperto nelle vie e nelle piazze, con le dovute precauzioni; che le attività commerciali saranno fortemente danneggiate dagli orari limitati, senza considerare che molte di esse si sono già attrezzate per il contenimento del contagio.

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